Unione Italiana Lavoratori -
Coordinamento Università


Cari colleghi,

il giorno 30 luglio 2003 insieme ai lavoratori presenti all’assemblea (circa 180), abbiamo ascoltato le posizioni delle RSU/CGIL e della CISL. Quasi tutto quello che si è sentito era diretto a spiegare la solidità dell’impalcatura che sostiene la prossima mossa di queste OO.SS.

Per quanto riguarda la CGIL ciò era riferito ad un eventuale ricorso per il riconoscimento dello svolgimento delle mansioni superiori, dimostrabili attraverso l’accordo del riposizionamento, da effettuarsi nel caso in cui il numero di posti messi a selezione con l’art. 57 del CCNL non sia equivalente al numero da loro richiesto; mentre, per quanto riguarda la CISL il proseguimento dei ricorsi è già in atto per il riconoscimento anche giuridico delle mansioni superiori riferite alla attività di lavoro svolta.

Noi riteniamo che il passo che porterà la nostra O.S. ad un ricorso, non sarà il nostro punto di forza ma l’obbligo di tutelare i lavoratori considerando che non esistono alternative. In tal senso vale la pena di ricordare che tempo fa abbiamo evidenziato che avremmo dato il via ad una vertenza sindacale se entro il dicembre 2003 non fosse stata garantita l’applicazione dell’art. 57, successivamente considerando alcune richieste pervenute dai nostri iscritti è stato garantito a coloro che avessero desiderato procedere legalmente, anticipandoci, di parlare con i nostri Avvocati.

A questo punto si è ritenuto opportuno continuare ad affrontare i problemi con determinazione ponendo all’attenzione dell’Amministrazione i nostri documenti indirizzati alla attuazione dell’art. 57 del CCNL in vigore e ad una applicazione dell’art. 56 del CCNL vigente. In questo senso è stata inviata una proposta all’Amministrazione.

Successivamente abbiamo inviato alla nostra Segreteria nazionale le nostre posizioni attraverso un documento da considerare per la nuova piattaforma contrattuale.

Non ci siamo fermati alla nostra realtà, siamo andati avanti analizzando la situazione politica, ritenendola oggetto di particolare attenzione partendo da una considerazione: Università in crisi, ricerca in crisi, pubblico impiego in crisi, in conseguenza assistenza sanitaria, pensioni, occupazione, istruzione verso la privatizzazione al fine di limitare le spese (secondo noi al fine di sfruttare i più deboli); oltre a questo, l’Europa ha avuto diretta conferma dei motivi che hanno portato il crollo di credibilità nazionale ed internazionale dell’attuale Governo, nonostante le congratulazioni del Presidente Americano al nostro Presidente del Consiglio per il suo intervento di apertura al Parlamento Europeo.

Secondo noi, proprio a causa di questa perdita di credibilità, il Presidente del Consiglio in carica farà il possibile per farsi perdonare dagli altri stati europei e si sa, non è una bestemmia dire che le acque si calmeranno se gli investimenti (finanziamenti) si faranno maggiormente in uno stato anziché un altro, ne deriva quindi che in questo semestre gli interventi a favore del nostro paese potrebbero essere inferiori a quegli degli altri stati. Se questo dovesse verificarsi le conseguenze sarebbero matematiche, minore possibilità di spesa, maggiori sacrifici per gli italiani. I sacrifici di cui parliamo sono già evidenti: sulle pensioni l’attuale Governo pensa di risparmiare (a vantaggio dei conti pubblici) 13-14 miliardi di € l’anno eliminando le pensioni di anzianità e verificando le pensioni di invalidità. Un ulteriore metodo di calcolo espresso dal governo è la formula 100 ossia: la somma dell’età del lavoratore e dei contributi versati deve essere pari a cento quale requisito minimo per andare in pensione. Infine, sempre in tema di pensioni l’ultima proposta, ampiamente pubblicizzata dai mass media, è quella di dare incentivi per chi rimane a lavorare dopo aver raggiunto il limite di età pensionabile, proponendo un incremento del 30 % dello stipendio. Per ora è ancora tutto da discutere ma, nel frattempo riflettiamo su quanto abbiamo dato, quanto abbiamo avuto e quanto hanno intenzione di toglierci mediante le azioni politiche.

Insomma al di là dei problemi del nostro Ateneo, che sono primari ma possono essere affrontati in diversi modi, dobbiamo incominciare a pensare come dar vita ad una lotta sindacale unitaria che ci permetta di non perdere i diritti acquisiti: pensione e liquidazione garantendo la massima partecipazione nell’intraprendere le azioni di lotta.

Per un approfondimento degli argomenti trattati, è possibile leggere il documento completo (Relazione agosto 03) anche collegandosi alla nostra pagina web http://www.unifi.it/uil/linea_diretta/index.html

Il Direttivo UILPA di Ateneo

Firenze, 29-08-03

Aggiornato il 10/09/2003