Unione Italiana Lavoratori -
Coordinamento Università


Cari Colleghi,
in relazione ad alcune richieste inviamo una sintesi delle nostre posizioni su referendum, pensioni, lavoro:

REFERENDUM (15-06-2003)
Alcuni partiti (RC, Verdi, CI) hanno chiesto al "popolo sovrano" di esprimere un giudizio definivo relativo all'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori per l'allargamento della tutela prevista nei casi di licenziamento illegittimo a tutte le fasce produttive, comprese le aziende con meno di 15 dipendenti, che fino ad ora hanno assunto e licenziato personale a proprio piacimento, non avendo l'obbligo di reintegrare il lavoratore licenziato senza giusta causa e/o giustificato motivo. L'esito dei quesiti referendari è stato chiaro: una ulteriore dimostrazione di intolleranza da parte della maggioranza dell'ulivo nei confronti di rifondazione comunista. I vincitori sono le piccole imprese (quelle vere e quelle finte). Qualcuno potrebbe dire che è tutta colpa delle ferie, della televisione e della superficialità se il quorum non è stato raggiunto. Crediamo invece che il popolo della sinistra italiana abbia inviato un ulteriore messaggio: desiderare che l'ulivo diventi un partito e che di questo partito non faccia parte rifondazione comunista. Siamo consapevoli del fatto che l'unico modo per verificare la veridicità di queste affermazioni è legata alla presentazione di un analogo quesito referendario con il marchio dell'ulivo a dimostrazione che il letargo degli elettori finisce quando l'ulivo diventa un partito.

PENSIONI
A causa di tanta incertezza politica e della rottura dei rapporti sindacali, nel 2001, i lavoratori hanno risposto ai propri interrogativi presentando 950871 domande di pensionamento, emarginando totalmente la possibilità di prolungamento volontario dell'attività lavorativa attraverso incentivi che veniva prospettata dai media. Pensiamo che se fossero ancora valide le vecchie regole (pensioni baby), sarebbe stata emergenza occupazione. Adesso tutti coloro che possono lasciano il lavoro, perché sono convinti che anche i diritti acquisiti verranno messi in discussione e quindi non vogliono rischiare di vedere attuate ulteriori restrizioni sulla propria pelle, dovute al fatto che i lavoratori sono in numero inferiore ai pensionati.
E' chiaro che è doveroso affrontare il futuro pensando al fatto che i diritti acquisiti non devono essere messi in discussione, perché le conseguenze della imposizione, rispetto a soluzioni concordate e sottoscritte, sono sempre state nefaste.

LAVORO
Il problema disoccupazione, affrontarlo oggi, è più complesso del passato perché la tutela dei nuovi occupati è scarsa; in quanto le nuove forme di lavoro vanno tutte nella direzione di garantire vantaggi all'azienda, che è libera di assumere sempre personale con contratti atipici (forme di lavoro momentaneo che non permettano al lavoratore di sentirsi tale), ricordiamone alcune: Contratti di formazione lavoro, lavoro interinale, Contratti di collaborazione coordinata e continuativa, Apprendistato, Part Time a tempo determinato, inoltre da un po' di tempo si parla di Job Sharing (un unico posto di lavoro diviso fra più persone), Job on call (disponibilità della persona a lavorare in un periodo dell'anno, per un arco di tempo limitato). Affrontare il problema lavoro lascia amareggiati perché ci vede andare a ritroso rispetto alle garanzie della prima repubblica le quali permettevano al lavoratore, dopo un periodo di prova, di mantenere il posto di lavoro e davano allo stesso la possibilità di potersi mantenere una volta raggiunta la pensione. Secondo noi le nuove strategie politiche potrebbero portare alla scomparsa del contratto a tempo indeterminato e allo sviluppo di contratti a tempo determinato quinquennali/settennali, rinnovabili anche per tutta la vita lavorativa, come avviene già in molti paesi d'Europa e del mondo e all'obbligatorietà delle polizze integrative, a meno che si porti avanti una forte battaglia unitaria.
Non è tutto da rifare: l'indennità di disoccupazione rispetto al passato, garantisce un po' di respiro ai precari (senza famiglia), i quali possono percepirla per più tempo (180 giorni per i disoccupati che hanno meno di cinquanta anni e nove mesi per chi li supera).
Per un maggiore approfondimento degli argomenti trattati, sarà possibile leggere la nostra pagina web http://www.unifi.it/uil/linea_diretta/index.html

Il Direttivo UIL-P.A. di Ateneo

Firenze, 19-06-03

Aggiornato il 25/06/2003