Unione Italiana Lavoratori -
Coordinamento Università


La scrivente O.S. ritiene doveroso illustrare il suo pensiero relativamente alla evoluzione globale che oggi sta influenzando fortemente il pubblico impiego e ne sta modificando tutti i criteri validi fino ad ora.

Non si vuole assolutamente negare e/o sottovalutare l’evidenza, e si è coscienti della realtà, dopo aver verificato come vanno le cose negli altri Atenei si è consapevoli delle difficoltà derivanti dalla nuova globalizzazione che non può più essere eliminata, ormai è radicata nella nostra realtà. Pertanto si deve fare in modo di adattarla alle condizioni che privilegiano il nostro patrimonio storico - culturale.

Considerando che l’Italia è una piccola Nazione che dispone di un grande patrimonio costituito da:

Beni artistici, storici, architettonici, monumentali da un lato e dal patrimonio scientifico e culturale dall’altro. La massima espressione del patrimonio culturale è senza dubbio l’Università che mediante un continuo sviluppo ha portato grandi risultati, dimostrabili attraverso la visibile preminenza dei nostri cervelli all’estero. Dalla formazione universitaria italiana sono nati grandi uomini della scienza e questo vuol dire che qualcosa di buono nel nostro modo di istruire i giovani c’è e va salvaguardato. Si ritiene che il nostro spirito competitivo debba essere sviluppato per la difesa del nostro patrimonio.

La corsa competitiva costringe le amministrazioni a programmare una preparazione didattica diversa da quella data fino ad oggi, un ruolo fondamentale è individuabile nella Privatizzazione che impone alle Università la logica dei ricavi per cui ciò che non rende deve essere eliminato. Gli atenei per mantenersi devono trovare chi ha interesse ad investire nella cultura e da ciò ne deve scaturire un beneficio economico. Ecco perché secondo la logica corrente è inevitabile e necessaria la costituzione di fondazioni finanziate da privati, l’aumento dei clienti, la vendita dei beni in eccesso o che costano troppo nel mantenimento.

Questi principi fanno parte di una cultura che non è legata alla nostra realtà perché ognuno deve fare i conti con le proprie risorse e le nostre oggi sono legate forzatamente alla continua produzione industriale. Purtroppo questa prima o poi ci verrà estorta da chi è più avvantaggiato di noi, per esempio i colossi automobilistici mondiali (giapponesi, tedeschi, americani), con sedi nei paesi del terzo mondo.

In questo nuovo mondo globale l’industria produce dove c’è più convenienza quindi dove la mano d’opera costa meno, dove la popolazione non si lamenta dell’inquinamento prodotto dall’industria perché la soglia di povertà è tale che il pensare all’ambiente costituisce un lusso e dove le tasse sono meno salate. Tutte caratteristiche che cozzano con le nostre politiche interne.

Come superare questa competizione che nella produzione fino ad oggi ci ha visti ai vertici? Ci sono dei settori che ci vedono maestri e lì per ora siamo ai vertici, la qualità è sempre il fattore primario di competizione al di là dei prezzi e per ora l’industria dei tessuti e dell’abbigliamento non trovano confronto. Non trova rivali e non li troverà mai neppure la nostra produzione di olio e vino che è sempre più industria di qualità e sempre meno produzione agricola. Siamo una Nazione che per forza deve basare il proprio impegno sull'alta qualità e questo deve valere anche per l’Università. Dovremo diventare esportatori di cultura, per coloro che desiderano muoversi una volta terminati gli studi e nello stesso tempo un punto di riferimento per tutto il mondo. Tutti i meritevoli devono avere la possibilità di frequentare l’Università e laurearsi creando le condizioni per poter incidere nel nuovo mondo globale e nella esplosione innovativa di cui l’Università è la principale artefice. Non permettiamo che il dio denaro subentri al dio cultura anche se la cultura esiste grazie al denaro, facciamo che questi diventi un mezzo e non un fine. La forza di un popolo sta proprio nel percorrere una strada adeguata quando i cambiamenti sono obbligati. Manteniamo il patrimonio artistico, storico e architettonico che ogni università italiana possiede e facciamo in modo che i gestori dell’università abbiano i finanziamenti pubblici per sostenerlo.

Non si comprende, pertanto, come mai l’Università è stata penalizzata. Facciamo capire ai politici che intendiamo diventare la Svizzera del sapere perché abbiamo i mezzi e l’ambiente per esserlo: dobbiamo essere coscienti della fortuna che abbiamo nell’avere un paese ricco di storia millenaria unica al mondo. Imponiamoci una sfida, all’Università introduciamo il bilinguismo (italiano - inglese).

Dalla considerazione di quanto esposto le Forze Sindacali e l’Amm.ne nell'Università di Firenze si sono mosse in anticipo rispetto alle norme attuali mediante la scelta di criteri tecnici concertati (autovalutazione, formazione, selezione, inquadramento) che hanno definito il processo detto di riposizionamento. In questo modo si tende a frenare la privatizzazione in quanto il processo di riposizionamento è collegato alla evoluzione professionale e niente vieta che attraverso i crediti formativi si possano aggirare i vincoli contrattuali che prevedono automatismi di un solo scatto stipendiale ogni tre anni. Un' altro punto che tende a frenare la privatizzazione dell'Università è individuabile nel gestire le indennità accessorie/integrative assegnandole ai gruppi di lavoro e non ai singoli lavoratori, dando al Coordinatore del gruppo una percentuale di indennità maggiore rispetto agli altri componenti. Un ultimo punto da cogliere per frenare globalizzazione e privatizzazione è quello di una azione mirata e collettiva delle forze attive dell'Ateneo che spingano il Governo a finanziare la manutenzione dei beni artistici, architettonici e monumentali a carico dell'Università, considerato che oltre ad essere beni di settore sono beni dello Stato e quindi una quota di quanto entra nelle casse dell'erario attraverso il turismo deve essere utilizzata per mantenerli.

Dopo queste considerazioni preliminari è opportuno analizzare gli ultimi fatti avvenuti nel nostro Ateneo.

Con l'approvazione dell’accordo del 18-04-02 è stata premiata l’azione innovativa nell’affrontare i temi/problemi sindacali ed è stato bocciato chi ha messo in discussione la veridicità dei contenuti trascritti nell’accordo presentato in votazione. La UIL ha sottolineato in tutte le assemblee la necessità di una collaborazione fra sindacati per affrontare la contrattazione interna con una posizione unitaria da utilizzare al tavolo di trattativa, infatti risulta lacerante la presenza di posizioni diversificate in un clima politico sindacale come quello che stiamo vivendo perché basta che un rappresentante si opponga legalmente ad un provvedimento per invalidarlo. Pertanto nascono due esigenze: quella di intrecciare costruttivamente le competenze al fine di ottenere una posizione unica e quella di garantire una informazione chiara e completa prima di portare le proposte al tavolo di confronto. Solo in questo modo potremo superare i vincoli che vengono imposti dalla forte azione privatistica determinata dagli organi statutari dell’Ateneo e che si ripercuote sulla nostra attività di lavoro, infatti Rettore e Direttore Amm.vo, volenti o nolenti, devono percorrere una strada obbligata per non superare i limiti di bilancio, determinati dai minori finanziamenti Ministeriali perché decisi dall’azione politica nazionale.

Nel nostro Ateneo si è constatato che c’è poco da scontrarsi sui problemi legati ai fabbisogni di personale, alla mobilità relativa alla nuova organizzazione, al trattamento accessorio, alla sicurezza e alla formazione del personale. In tal senso tutto l'impegno dovrà essere posto al fine di:

  • intervenire a favore di un'equa legislazione dei pensionamenti, garantendo parità di condizioni ai docenti ed ai tecnici-amministrativi. Non è ammissibile che un docente possa rimanere in servizio ben oltre i normali limiti di età, percependo di conseguenza lo stipendio intero, mentre un tecnico-amministrativo deve cessare il servizio, anche contro la propria volontà, e subire le relative restrizioni economiche sulla pensione;
  • sanare i sottoinquadramenti, mediante la verifica dei piani triennali del fabbisogno di personale;
  • limitare al massimo il processo di privatizzazione, già in atto e riconoscibile dalla scelta dell’amministrazione di applicare al personale il criterio della retribuzione diversificata
  • ristrutturare le portinerie, rendendole centri di informazione e di servizi generali, inquadrandone il personale almeno nella categoria C1;
  • assumere tutto il personale precario a tempo indeterminato;
  • introdurre la fruizione oraria delle ferie;
  • dare avvio al telelavoro;
  • provvedere alla stesura di un nuovo regolamento di mobilità, basato sulle nuove esigenze amministrative che permetta di considerare le domande di trasferimento volontario;
  • intervenire per cambiare lo Statuto, relativamente alla elevata sproporzione di valore del voto del personale docente rispetto a quello tecnico-amministrativo per la elezione del Rettore;

Tali punti, ed il modo di affrontarli, sono stati discussi in più occasioni, anche in commissioni apposite; vere divergenze non sono scaturite durante la discussione, e si è in attesa di trascrivere un accordo formale.

Parlando delle situazioni puramente interne, si può constatare che se questo periodo è particolarmente difficile per i rapporti sindacali, ciò è dovuto alle ripercussioni locali in relazione alle scelte nazionali. Il fatto che una O.S. come la CGIL si voglia distinguere prepotentemente dalle altre porta ad una fase di contrasti fra OO.SS.

Secondo pareri espressi da molti lavoratori non iscritti, il messaggio che viene recepito è che la CGIL, attraverso il proprio comportamento e le proprie dichiarazioni, comunica di avere la forza per cambiare il mondo da sola, come se non esiste altro sindacato al di fuori di quello.

Questa presunzione è dannosa anche per le altre OO.SS. le quali non hanno mai ostacolato le iniziative che possono essere utili a garantire i diritti dei lavoratori. E’ scontato che l’unità del Sindacato Confederale in questo momento è lontana anni luce e di conseguenza l’unità della sinistra viene scalfita. Insomma, senza una azione collettiva l’amm.ne può facilmente bloccare qualsiasi O.S.. Nello sciopero indetto per il 04.07-2002 dalla CGIL Regionale si legge un segnale di prevaricazione e di sfaldamento unitario, per questo non si può e non si vuole rispondere all’invito di scioperare uniti anche se non si condivide alcunché delle azioni di questo Governo.

Da qualche tempo sentiamo che i colleghi si lamentano con vigore della mancata attuazione delle "promesse" fatte dai sindacati. Viene spontaneo rispondere che la nostra O.S. inoltrerà ricorso legale per garantire l’attuazione dell'art.57. qualora non venisse applicato entro il 2003 l’accordo per la riqualificazione tramite formazione e selezione del personale.

Si è convinti che quanto detto fin'ora dalla nostra O.S. è interessante per l'Amministrazione, la quale ha lanciato messaggi opinabili ma pronta alla discussione fra le parti e disposta a modificare le proprie posizioni.

Usando le parole del Rettore:

il personale è la parte più importante dell’Ateneo, per questo motivo egli desidera assegnare compiti di basso profilo lavorativo a ditte esterne mentre il personale interno deve svolgere attività lavorative che siano collegate allo sviluppo della ricerca e che tale cambiamento deve essere effettuato attraverso la trasparenza informativa e documentale che deve essere garantita dal Direttore Amm.vo.

La formazione dovrà essere lo strumento cardine della innovazione ed i metodi attuativi non dovranno turbare l’andamento attivo delle strutture in cui si opera.

Il Rettore continua dicendo che dovremo sfruttare tutte le possibilità che permettono di ottenere un risultato vantaggioso:

  1. prendere in considerazione le formule che permettono nuove assunzioni (contratti di formazione lavoro, tempo determinato, part time);
  2. reclutamento di personale Dirigente anche esterno con cui procedere agli obiettivi programmati.

Inoltre aggiunge che:

  • Le potenzialità dell’Ateneo sono notevoli e un riscontro è pervenuto dalla riorganizzazione delle biblioteche che ci vede protagonisti positivi nel loro funzionamento, rispetto ad altre Università.
  • Le fondazioni dovranno diventare un veicolo importante per risolvere i problemi dell’Ateneo.
  • L’aumento dei clienti dovrà dare un ulteriore contributo al raggiungimento dei nostri obiettivi.
  • Non si dovranno escludere le vendite/aste relative al patrimonio immobiliare.

La nostra O.S. individua delle contraddizioni nei punti esposti dal Rettore e fra questi quello in cui si dice che la parte più importante dell’Ateneo è il personale Tecnico Amministrativo, si vede nei fatti in quanto in tempi "brevi" avremo la assunzione ufficiale di 108 Ricercatori, 59 Docenti e 70 Tecn. Amm.vi. Considerando che dal fabbisogno reale del personale T. A. emerge una carenza di circa 400 dipendenti (ci sono Docenti che fanno lezione a 5/6 studenti), si evidenzia il netto contrasto fra quello che il Rettore dice e quello che fa.

Rispetto a queste linee procedurali si chiede al Rettore di analizzare il problema complessivo in modo che Egli possa divulgare le proprie iniziative nella consapevolezza che esiste una parte di personale di questo Ateneo disposto ad impegnarsi per avere una Università all’avanguardia a livello mondiale e che difende con forza le attività che funzionano.

Ci permettiamo di sottolineare al Rettore ed al Direttore Amministrativo che per ottenere una Università di qualità devono concorrere tre fattori fondamentali:

  1. la classe Docente, che deve essere certamente rapportata al numero di studenti, ed in grado di poter dimostrare la propria validità attraverso i risultati che gli studenti stessi ottengono in Italia ed in Europa;

  2. Le strutture che devono essere innovative e Sicure, adeguate alle attività svolte;

  3. Il personale Tecnico Amministrativo deve garantire il funzionamento delle strutture e l’assistenza agli studenti.

E’ pur vero che gli studenti che arrivano all’università non hanno come prima una cultura di base elevata e che spesso utilizzano l’università come luogo di sosta in attesa di un lavoro il più possibile redditizio. Per invertire tale tendenza l’Università deve fare leva sulla classe politica Italiana affinché si ritorni all’idea che debba crescere la scuola secondaria e che sia sufficiente il diploma per trovare un buon posto di lavoro. In tale ottica è diretta l’ultima riforma con l’inserimento di un corso di laurea breve che in pratica sostituisce il diploma di una volta e, solo ai più meritevoli deve essere permesso l’accesso alla Laurea di qualità che porterà in alto il nome delle varie sedi universitarie.

Il Direttivo UIL-P.A. di Ateneo

Firenze, 30.06.2002

Aggiornato il 2/07/2002